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Circoli poker live assolti Milano e Pordenone

circoli poker milanoSono freschi di sentenza i due circoli di poker italiani assolti pochi giorni fa a Milano e Pordenone.

Un'ottimo lavoro dell'avvocato Max Rosa e del suo staff. A liberarsi dalle solite accuse di gioco d'azzardo illegale e riottenere i beni sequestrati sono stati i circoli Asd Villa CLub di Pordenone e l’A.S.D. BLOODY RIVER di Cerro Maggiore in provincia di Milano. Altre due vittorie per il poker live.


LE DUE SENTENZE FAVOREVOLI - Per il circolo di Pordenone si è pronunciata ancora una volta la Suprema Corte di Cassazione che, con la Sentenza N. 37187/14, pronunciata il 06.05.2014, depositata in Cancelleria il 05.09.2014, ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, nonché il decreto di sequestro del Pubblico Ministero di Pordenone del 15 aprile 2013; ha disposto l’immediata restituzione di tutti i beni sequestrati agli aventi diritto.
Stesso copione anche per la sentenza pronunciata il 10 novembre 2014, dal Tribunale di Milano, X Sezione Penale Monocratica, nel Procedimento RGNR N. 23091/2013 - Giudice dott. La Rocca - che ha assolto "con formula piena i tre imputati, da tutte le imputazioni contestate, compresa quella di cui all’art. 4, co. 4, Legge 401/89, perché il fatto non è previsto dalla legge come reato".

 

LA STORIA DEL VILLA CLUB PORDENONE - L'avvocato Rosa racconta tutti i fatti del club: "Nell’aprile del 2013 la GdF di Pordenone, su delega del PM, dott.sa Annita Sorti, Effettuava una massiccia operazione di perquisizione e sequestro presso i locali dell’ASD Villa Club, allorquando era in corso di svolgimento un torneo di poker sportivo con 83 partecipanti, i quali avevano pagato una quota di partecipazione di € 30,00 ciascuno.
Nell’occasione, alcune pattuglie procedevano all’irruzione presso la sede sociale, e altre ancora presso le residenze personali dei presunti organizzatori del gioco illegale: un dispiego di forse semplicemente surreale per simili ipotesi di reato!
Le abitazioni perquisite in notturna erano addirittura tre, e al loro interno dormivano una giovane donna incinta, compagna di uno degli indagati, e i 4 anziani genitori degli altri due.
All’esito di questa spaventosa operazione, la GdF rilevava il solo reato di gioco d’azzardo, di cui all’art. 718 c.p., e procedeva al sequestro probatorio dei locali dell’Associazione, di alcuni computer, di varia documentazione, e delle seguenti somme di denaro:
 € 2.490,00 all’interno della sede sociale, corrispondenti al montepremi raccolto (83x30);
 € 760,00, rinvenuti all’interno del bancone bar, molto lontano dalla zona gioco,
corrispondenti al fondo cassa della serata (per i bigliardi, freccette, somministrazione cibo e bevande, internet point etc.);
 € 900,00, detenuti nel proprio portafogli personale da uno degli associati;
 € 15.000,00 circa nella residenza dei genitori di uno degli indagati, detenuti in una cassetta in cantina: denaro dichiaratamente di proprietà dei genitori di quest’ultimo, come provato da una contabile bancaria attestante il prelievo di € 12.000,00 dal c/c del padre.
Il sottoscritto Avvocato proponeva Riesame contro il decreto di sequestro presso il Tribunale della Libertà di Pordenone, sostenendo, tra i vari motivi, l’assoluta mancanza del fumus commissi delicti, e l’assenza di pertinenzialità tra i beni sequestrati ed il contestato illecito penale.
Il Tribunale del Riesame accoglieva il ricorso per quanto concerne il dissequestro dei locali, dei documenti e dei computer, ma rigettava per le somme di denaro, con motivazioni semplicemente imbarazzanti, per non dire del tutto manchevoli.
Come se non bastasse, il PM Annita Sorti, non contenta, qualche giorno dopo emetteva un nuovo provvedimento di sequestro, questa volta “preventivo” (in precedenza si trattava di sequestro probatorio), riassoggettando al vincolo anche i beni in precedenza dissequestrati. Il mio assistito proponeva quindi Ricorso per Cassazione avverso l’Ordinanza del Tribunale del Riesame di PN.
La Suprema Corte di Cassazione, con la Sentenza N. 37187/14, pronunciata il 06.05.2014, depositata in Cancelleria il 05.09.2014:
 ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, nonché il decreto di sequestro del Pubblico Ministero di Pordenone del 15 aprile 2013;  ha disposto l’immediata restituzione di tutti i beni sequestrati agli aventi diritto;
La Corte cassa in modo perentorio e radicale l’operato della Procura di PN e dello stesso Tribunale del Riesame, sostenendo che nel decreto di sequestro vi era totale mancanza di motivazione e che il Tribunale del Riesame non poteva integrare autonomamente una motivazione assolutamente mancante.

In buona sostanza, si da atto di un’attività del tutto arbitraria, in quanto immotivata! Attività che, personalmente, non esito a definire da “Stato di polizia”!

L'AGGIORNAMENTO DEL CLUB MILANESE - Il caso in esame trae origine da un controllo eseguito dalla Legione dei Carabinieri della Lombardia, Compagnia di Legnano, nel marzo del 2013, presso l’A.S.D. BLOODY RIVER di Cerro Maggiore (MI), allorquando era in corso di svolgimento un torneo di poker sportivo con 122 partecipanti, i quali avevano pagato un buy in di € 50,00 cad.
I Carabinieri, nell’occasione, non rilevavano ipotesi di gioco d’azzardo ma, bensì, la violazione dell’art. 4, co. 4, della L. 401/89, in quanto gli indagati: “consentivano l’esercizio abusivo di gioco o di scommesse, essendo in atto, al momento dell’accesso ispettivo, un torneo non a distanza di poker”; gli inquirenti rilevavano inoltre una serie di presunte violazioni urbanistiche.
Nella segnalazione della notizia di reato da parte dei Carabinieri di Legnano si legge: “al momento del controllo era in atto un torneo non a distanza di poker sportivo, la cui organizzazione e partecipazione non è al momento autorizzabile da alcun organo in virtù del vuoto normativo che non ha tutt’ora disciplinato la concessione dell’autorizzazione prevista ai sensi dell’art. 4 L. 401/89”.
Nel dicembre del 2013 i miei 3 assistiti ricevevano Decreto Penale di Condanna dal GIP di Milano, dott. Roberto Arnaldi, con il quale venivano condannati a pagare la multa di € 30.000,00 ciascuno, in sostituzione della pena detentiva di 4 mesi di arresto, per la violazione dell’art. 4, co. 4, della L. 401/89; i tre condannati, tutti assistiti dall’Avv. Max Rosa del Foro di Udine, facevano opposizione al Decreto Penale e venivano rinviati a giudizio dinnanzi al Tribunale di Milano.
Il caso finiva ovviamente sulla cronaca locale dei maggiori quotidiani lombardi, con i soliti titoli quali: “bisca clandestina”, “gioco illegale”, etc.
Con Sentenza pronunciata il 10 novembre 2014, il Tribunale di Milano, X Sezione Penale Monocratica, nel Procedimento RGNR N. 23091/2013 - Giudice dott. La Rocca - assolveva con formula piena i tre imputati, da tutte le imputazioni contestate, compresa quella di cui all’art. 4, co. 4, Legge 401/89, perché il fatto non è previsto dalla legge come reato.